venerdì 5 giugno 2009

Gastone Vuillier 1895- Caltanisetta, oggi scopo del mio viaggio.

[Il seguente lavoro è stato tratto dall’opera del Vuillier e suddiviso in 5 post]

Non si tratta della comune raccolta d'impressioni pittorico-turistiche del viaggiatore straniero in Caltanissetta, ma di uno studio approfondito sull’ ambiente, sugli usi, i costumi, la storia e le tradizioni alla fine dell’Ottocento.
“Con Vuillier ci caliamo, anche, dentro le viscere della terra in compagnia dei minatori e dell’odore di zolfo”.

Post 1 Arrivo
Si accendono dei lumi qua e là nelle ombre della terra e qualche stella scintilla in cielo.
Arriviamo a Caltanissetta, oggi scopo del mio viaggio.questo scellerato vento fa sbattere gli usci e le imposte; il suo potente gemito riempie la notte.
Stamattina vien giù un'acquolina minuta che rende lubrico il lastricato; par d'essere in una città dei settentrione, e quel rovinato maniero dei Bauffremont che si erge ancora nel centro della città, colle sue mura diroccate, ne rende più perfetta la somiglianza.
Impressioni


La notte è soffocante e non posso prender sonno; lo scirocco soffia disperatamente e urla in modo lugubre nelle viuzze deserte ove le finestre della mia camera corrispondono all'albergo Concordia; Non potete immaginarvi, senza averlo provato, il senso d'isolamento che mi stringeva il cuore in questa città d'una terra tanto lontana dalla mia e in sì triste mattinata. E per di più, a Caltanissetta non c'è nulla che possa rallegrarci o almeno distrarci; tranne una piazza, niente di particolare, una quantità di viuzze aperte ai quattro venti. Pure essendo la città situata sopra un'altura, in mezzo ai monti, l'orizzonte è in diversi punti largo e grandioso, ma da quella grandiosità stessa sorge più che mai il sentimento della solitudine e dell' abbandono.
Mi detti premura, per ingannare il tempo, d'andare a far visita a un ingegnere delle solfatare, per il quale avevo portata uni lettera da Palermo. Egli mi fece un'accoglienza veramente cordiale, e poco dopo giravamo per le vie insieme, come vecchie conoscenze. Visitammo Pietra Rossa, antico maniero pieno di leggende, con le torrette crollanti che si drizzano sopra un'altra rupe sovrastante al cimitero, davanti allo spazio infinito. Mentre tornavamo indietro, vedemmo sotto l’architrave d'una porta un pentolaio, un pezzo di giovanotto sano e robusto, abile nel suo mestiere; egli dalla mattina alla sera sta lì occupato a modellare, con argilla grassa d'un bigio tendente al turchino, vasi di più forme, i cui modelli i Siciliani hanno ereditati dai Greci. Quel bravo giovanotto parve molto soddisfatto della nostra visita e dell'attenzione con la quale guardavamo il suo lavoro. Quando lo lasciammo feci all'ingegnere l'elogio della cortesia dei Siciliani verso i forestieri ; ed egli allora mi raccontò che quel garbato giovane pentolaio era, né più né meno, figlio d'un brigante che per tanto tempo aveva fatto parte della banda del troppo famigerato Leone.

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